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Tue, 05/17/2016 - 12:20 -- admin
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La piccola città di Bzou fa parte della provincia di Azilal ed è situata tra l’estremità Sud-Ovest della catena del Medio Atlante e l’inizio della catena dell’Alto Atlante. Certi abitanti della città affermano che Bzou è un nome composta da due parole, “Bou” e “Ouzzou”, che significa secondo un antico dialetto berbero “un passaggio tra le piantagioni”. Tra la fine del XIII secolo e l’inizio del XIV secolo, lo storico Ibn Khaldoun cita la regione di Bzou sotto in nome di N’tifat mettendo l’accento soprattutto sul ruolo politico e militare che giocavano i leader e le alleanze che le legavano alle dinastie che governavano il Marocco in questa epoca.Parlando della genealogia dei Maslohiyine, il sociologo Paul Pascon segnala la fondazione della Zaouiya di Bzou al 1450. Bzou è generalmente conosciuto per essere un centro spirituale nella misura in cui la Zawiya situata nel villaggio accoglie il mausoleo del Santo Sidi S’ghir ben El Manyar, capo della suddetta Zawiya durante la seconda metà del XVI secolo.Nel XVI secolo, Mohamed ben Hassan El Ouazzane, conosciuto sotto il nome di Leone l’Africano, descrive Bzou come “una piccola citta facente parte della regione di Haskoura dal regno di Marrakech” Attualmente, dal punto di vista amministrativo, la cerchia di Bzou comprende sette comuni rurali e si estende su una superficie di 1500 Km².
La popolazione Secondo i cronisti, la popolazione di Bzou è di origine berbera Masmouda, gli arabi, dall’introduzione dell’ Islam, si sono progressivamente insediati nella regione Secondo Leone l’Africano, gli abitanti di Bzou si vestono in modo molto grazioso, sono genti accoglienti e molto generose, dei musulmani praticanti, conosciuti per essere onesti commercianti e genti degne di fiducia. Essi esportano verso il Sudan dell’olio d’oliva, del cuoio conciato e delle coperte. Il censimento del 2004 conta una popolazione di 4323 abitanti ripartiti su 20 villaggi: El Medersa, Imaddahen, Bahi, Aghbalou, Mazouz, Bal, Aït Waguen, Tgounite, Foum Taghiya, Wawrirt, Moughyay,Tinfert, Wareg, Zalgen, N’zala. El Medersa è il più grande villaggio e costituisce il centro urbano dove si tiene il suq settimanale tutti i venerdì. Quest’ultimo ospita il mausoleo di Sidi S’ghir ben El Manyar. La popolazione totale di Bzou conta circa 1000 tessitrici specializzate nella tessitura tradizionale.
Il tessuto Kharqa BziouiyaE' innegabile che la tessitura di Bzou tale come è praticata attualmente rimonta alla seconda metà del XVI secolo. Gli abitanti di Bzou confermano che l’attività della tessitura è stata sviluppata dal santo Moulay Abdallah Ben H’sein, un discendente dei Aït Oumghar. Il cronista Hassan AZZAYATE cita che il padre fondatore degli è Acheikh: Abou Abdallah Mohamed ben Abi Jaâfar Ishak Ibn Ismaïl, Ibn Saïd Assanhaji conosciuto sotto il nome di Ibn Amghar. Questo santo si è installato nel 1150 a Titn’fitar, una fortezza situata vicino ad El Jadida.Per predicare l’Islam e la guerra santa contro tutte le invasioni cristiane delle coste atlantiche marocchine, egli insegnava la tessitura a base della lana. Questa tradizione è stata perpetuata dalla sua discendenza, così Moulay Abdallah Ben H’sein, nipote (sesta generazione) ha sviluppato la tessitura a Bzou e ha introdotto l’uso del filo di seta nel tessitura, per far fronte alla concorrenza dei tessuti portoghesi commercializzati a livello dei porti d’El Jadida (BRIJA, MAZAGAN anche conosciuto sotto l’antico nome di El Jadida) e di Safi. La tessitura è generalmente sviluppata grazie ai nipoti di Moulay Abdallah Ben H’sein. Moulay El Wafi ha assicurato la diffusione della tessitura a Safi così che i figli di Moulay Abdeslam LABSIR hanno creato le tre Zawiya di Saïss. Attualmente la tessitura di Saïss è identica a quella di Bzou.
La tradizione orale L’apprendistato del mestiere inizia in giovane età: tutte le madri insegnano come filare alla propria figlia all’età di 10 anni. Inseguito la madre inizia e inquadra la figlia alla tessitura tra i 12 e i 15 anni. Per ricevere la benedizione del santo marabù maestro del mestiere della tessitura nella regione di Bzou, Sidi M’barek El Kouch, ogni madre porta delle candele, dei datteri, dello zucchero, un nastro pettinato (S’boula Beldia), un fuso e la conocchia. Una volta davanti alla tomba, la madre si indirizza al santo pronunciando le seguenti parole:
“Sidi M’barek El Koch, offri la tua benedizione a mia figlia e falle apprendere il mestiere affinché lei possa competere con le tessitrici più esperte”.
La tessitura di Bzou è caratterizzata da alcuni riti durante tutte le tappe della preparazione e della confezione del tessuto. La vendita degli scampoli tessuti dalle donne si realizza nel suq settimanale che si tiene ogni venerdì a El Medersa: questo si svolge tra le 6 e le 8 del mattino e il commercio si limita alla vendita e all’acquisto dei fili d’ordito e di trama come del nastro pettinato.
Approvvigionandosi di fili il venerdì, le tessitrici hanno la possibilità di iniziare il loro lavoro il sabato al fine di terminare la tessitura il giovedì successivo, la veglia del suq successivo. Per consacrare una tale abitudine, le tessitrici pronunciano spesso delle citazioni, in particolare: “assabt m’yassar ou larabaâ la rabha” che significa “iniziare il lavoro il sabato aiuta a vendere facilmente lo scampolo, (“Al kharqa ”) mentre iniziare la tessitura il mercoledì non procura guadagno”.
Per terminare la tessitura in tempo, sarebbe a dire la veglia della giornata del suq, la tessitrice deve tessere una quantità di tessuto sufficiente a coprire il subbio inferiore del telaio. In caso contrario essa deve preparare la cena del telaio, in altre parole deve offrire una cena alle vicine e a altre tessitrici che l’hanno aiutata a montare il telaio. Un tale banchetto non può sempre essere assicurato finanziariamente dalle tessitrici, così tutte le tessitrici fanno attenzione a coprire il subbio inferiore con la parte dello scampolo tessuto il sabato.
Una volta terminata la tessitura, certe tessitrici di Bzou bruciano qualche pezzo di filo d’ordito. Questo rito è dovuto al fatto che la tessitura dello scampolo fatta a mano è molto fine al punto che si può confondere con una tessitura fatta a macchina. Le tessitrici dicevano che solo Dio è capace di realizzare un’opera perfetta. Esse bruciano, dunque, dei pezzi del filo d’ordito: alterare il perfetto per non imitare Dio.

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Fase
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/centro-territoriale/bzou
Settore: 
Tessitura